di Carlo Giuro
Nel 2021, dopo le difficoltà del 2020 pandemico, l’economia e la borsa italiana hanno vissuto un autentico boom: il pil è salito di oltre il 6%, meglio della media Ue, e il Ftse Mib ha registrato una crescita del 23%, facendo meglio delle corrispettive piazze di Londra e Francoforte. E se l’Italia si è guadagnata la medaglia d’oro in questa speciale classifica (tanto che l’Economist l’ha premiata come Paese dell’anno) in generale il 2021 ha sorriso alla maggior parte dei listini mondiali: solo per fare un esempio l’S&P 500, indice dei titoli a maggiore capitalizzazione di Wall Street, ha aggiornato nel corso dei 12 mesi circa 70 massimi storici. Il passaggio al 2022 sembra confermare i fondamentali, ma con alcune incognite come la stabilità politica interna (in primis andranno verificati gli effetti delle votazioni per il Presidente della Repubblica), i rischi geopolitici internazionali, l’andamento dei prezzi delle materie prime e dell’energia. E ora anche la Fed che nei verbali della riunione di metà dicembre, pubblicati il 5 gennaio, rivela un atteggiamento più restrittivo del previsto, il che ha creato non poche preoccupazioni sui mercati. Tutti fattori che inducono ad adottare un metodo da seguire in termini di pianificazione del proprio portafoglio, superando l’emotività delle scelte e l’improvvisazione.Occorre pertanto costruirsi una cassetta degli attrezzi in termini di conoscenze economiche di base, considerando come dalla lettura della recente seconda edizione del Rapporto Edufin-Doxa 2021 si conferma la percezione di un basso livello di alfabetizzazione finanziaria nel Paese. Solo un terzo del campione intervistato ritiene di conoscere i concetti di tasso di interesse semplice, tasso di interesse composto e relazione rischio-rendimento, principi semplici ma alla base di tante decisioni finanziarie che le famiglie e gli individui sono chiamati a compiere nella loro vita (si veda a tal proposito il grafico in pagina).
Vanno poi tenuti in considerazione fattori di contesto che impattano sulle scelte di investimento, come il prolungarsi dell’inflazione e la fotografia di un Paese che si colloca in una prolungata stagione di inverno demografico, con un’accentuata tendenza all’invecchiamento ed effetti sui futuri assetti del sistema di welfare e sulle pensioni di chi entra adesso nel mondo del lavoro.
Il punto di partenza di un check up è quello della valutazione, in ottica di autoanalisi, della propria situazione, dai profili professionali (retribuzione, tipologia di lavoro, prospettive di carriera e di crescita, distanza dal pensionamento) fino alla composizione del proprio nucleo famigliare con l’individuazione dei bisogni. Ad esempio ciclo di studio dei figli, acquisto auto e abitazione, coperture assicurative, integrazione pensionistica. Va tenuta in considerazione a tal proposito, citando l’ultimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis, la rinnovata centralità del ruolo di sostegno sociale ed economico della famiglia, che vede come attori protagonisti sia i genitori che i nonni. Il 69,7% degli italiani non a caso pensa che gli anziani siano una fonte di sostegno finanziario di figli e nipoti. Il passaggio successivo è quello di delineare un prospetto delle risorse disponibili sia in termini di stock, i capitali già accantonati, che di flussi, ossia redditi, canoni di locazione, cedole.
Interrogativo da porsi a questo punto, considerando anche l’effetto erosivo del fattore inflattivo, è se il cuscinetto di liquidità del proprio portafoglio sia efficiente o sia troppo elevato. In base all’ultimo bollettino Abi, i depositi da clientela residente delle banche italiane hanno registrato, a novembre 2021, una variazione tendenziale del +6%, con un aumento in valore assoluto su base annua di oltre 103 miliardi, attestandosi a oltre 1.800 miliardi di euro. Il 66% dei cittadini, prosegue l’approfondimento del Censis, si tiene pronto a nuove emergenze adottando comportamenti cautelativi, anche perché il 75,4% giudica insufficienti o tardivi gli aiuti dello Stato. Diviene allora fondamentale comprendere quale sia la soglia liquida di cui realmente si necessiti per finalità transattive o precauzionali, liberando le risorse in eccesso per investimenti di medio-lungo periodo più profittevoli e dotando il proprio portafoglio di idonee coperture assicurative per tutelarsi da rischi. Esempio particolarmente eloquente a tal proposito è rappresentato dal rischio salute, con riferimento al quale la quota prevalente di spesa sanitaria privata (89%, corrispondente a 35,8 miliardi di euro) viene finanziata dalle famiglie out-of-pocket, cioè di tasca propria. La spesa privata intermediata da forme di sanità integrativa è invece molto bassa: l’11%, molto meno del 20% della Germania, del 25% del Regno Unito e della Spagna e del 43% della Francia.
Ulteriore passaggio è quello della finalizzazione degli investimenti al perseguimento degli obiettivi personali in una visione di diversificazione sia orizzontale (tra strumenti diversi anche per stile di gestione e mercati sotto il profilo geografico e valutario) che verticale, quindi di durata. Con riferimento per esempio all’investimento per i figli utile soluzione può essere quella dell’investimento rateale in piani di accumulo in fondi comuni (secondo le recenti analisi di Assogestioni il 24% dei risparmiatori utilizza i pac) o, in alternativa, in polizze vita multiramo con premi periodici o premi unici ricorrenti. Nel caso di somma già a disposizione ci sono invece soluzioni di risparmio gestito o polizze vita a premio unico.
Laddove l’obiettivo fosse rappresentato dal costruire in un tempo predefinito un capitale di partenza per accedere poi a un investimento immobiliare, anche con il ricorso futuro a forme di indebitamento, la soluzione può essere ancora una volta quella del piano di accumulo in fondi comuni, che consente di mediare le quotazioni di ingresso calmierando i fattori di rischio.
In coerenza poi con quello che è quello che è uno dei principali driver del Next Generation Eu e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si possono declinare gli strumenti scelti in modalità Esg, considerando la crescente conoscenza da parte dei risparmiatori degli investimenti sostenibili. Secondo l’indagine condotta dal Forum per la finanza sostenibile in collaborazione con Bva Doxa il 77% conosce gli investimenti con finalità ambientali, sociali e di governance, e il 18% li ha già scelti direttamente. Nel caso in cui si voglia conferire un attributo di maggiore dinamicità al portafoglio puntando sul tessuto produttivo lo si può arricchire, sempre in una ottica di diversificazione del rischio, con l’investimento in piani individuali di risparmio (Pir) la cui finalità, sul modello dei Plan d’épargne francesi e degli Individual Savings Account inglesi, è veicolare parte del risparmio verso il sostegno allo sviluppo economico rafforzando il tessuto delle pmi italiane. Va evidenziato come tale strumento è stato rinforzato dalla legge di Bilancio, che ha ampliato la base sulla quale potrà essere applicato il beneficio fiscale a 40 mila euro all’anno dai precedenti 30 mila, e fino ai 200 mila euro all’anno da150 mila. Dal punto di vista fiscale i redditi generati da questi prodotti finanziari non sono soggetti ad alcuna imposizione. Pertanto non sono tassati come redditi di capitale e diversi di natura finanziaria e non sono soggetti all’imposta di successione. Condizione per fruire del regime di vantaggio è che il Pir effettui investimenti in attività finanziarie riconducibili a imprese italiane o estere (appartenenti allo Spazio economico europeo e radicate in Italia), rispettando determinati vincoli di composizione, limiti di concentrazione e regole, a partire dall’obbligo di mantenere gli investimenti per un minimo di cinque anni.
Componente ormai imprescindibile nella progettazione del proprio portafoglio è infine quella previdenziale, con l’adesione consapevole al proprio fondo pensione collettivo di riferimento (in questo modo si acquisisce il diritto al contributo del datore di lavoro) o a un fondo pensione aperto-piano individuale pensionistico (pip). Ultimo ma non meno importante, è opportuno dotarsi di coperture assicurative: dalla Rc del capofamiglia a polizze caso morte per immunizzare dal punto di vista economico la propria famiglia in caso di prematuro decesso, ancor più se si è indebitati con mutui casa o prestiti. Da non dimenticare, infine, l’adesione a un fondo sanitario collettivo o a una polizza sanitaria individuale, a seconda della professione svolta.
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Fonte: Milano Finanza del 08/01/2022