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I tassi salgono ancora, più cauti i falchi nella Bce

Il rendimento del Btp decennale sale sopra l’1%. L’olandese Knot: inflazione debole, stimoli abbondanti anche dopo il Pepp.

di Francesco Ninfole

Klaas Knot

I tassi dei titoli di Stato europei sono saliti anche ieri in modo omogeneo (circa 4 punti base) nei principali Paesi dell’Eurozona. I rendimenti dei Btp decennali hanno superato l’1% (all’1,02%), quelli dei titoli tedeschi si sono avvicinati a zero (a -0,13%), mentre quelli francesi sono già allo 0,26%. Pure nei Paesi Bassi i tassi decennali sono tornati in positivo (ieri a 0,02%). Il nervosismo dei mercati sta spingendo i banchieri centrali a una maggiore cautela nelle dichiarazioni sugli acquisti Bce nel piano pandemico Pepp, il cui ritmo è stato aumentato a marzo proprio per contrastare l’incremento dei rendimenti sovrani, che a catena si fa sentire su banche, imprese e famiglie. Il governatore olandese Klaas Knot, che per primo aveva parlato di una riduzione delle operazioni del Pepp nel terzo trimestre facendo salire i tassi di mercato, ha precisato che l’inflazione resta bassa e lo scenario non cambierebbe neppure se ci fosse un aumento dei prezzi maggiore delle previsioni. Il banchiere ha aggiunto che al momento in Bce «l’unica cosa di cui si parla è la rotazione dal sostegno di emergenza ad altre forme di stimolo non convenzionale» e che il sostegno rimarrà «abbondante» anche dopo la fine del Pepp. Queste parole «rafforzano l’opinione che la politica monetaria sia destinata a rimanere accomodante per molto tempo», ha osservato Hsbc. In precedenza il governatore francese Villeroy de Galhau aveva giudicato la discussione sul tapering «puramente ipotetica».

Per la Bce un importante passaggio sarà quello in cui gli acquisti del Pepp (più ingenti e più flessibili) saranno trasferiti all’App (il vecchio Qe, vincolato anche ai limiti fissati dalla Corte Costituzionale tedesca). Resta da capire quando avverrà questo spostamento dagli strumenti pandemici a quelli classici per risollevare l’inflazione. La presidente Lagarde (così come il capo economista Philip Lane e il membro del board Fabio Panetta) hanno legato l’evoluzione del Pepp anche all’outlook sull’inflazione, che resterà ancora a lungo al di sotto dell’obiettivo del mandato Bce. Secondo Knot la conclusione del programma potrebbe avvicinarsi come conseguenza di una ripresa economica superiore alle attese. La crescita tuttavia, per gli economisti di Citi, «rimane troppo incerta perché la Bce si discosti dalla traiettoria che ha stabilito per il Pepp». Di conseguenza per la banca Usa «un livello di acquisti più elevato si applicherà anche al terzo trimestre 2021. La riunione di settembre sarà un momento più appropriato per segnalare ciò che potrebbe accadere dopo il piano pandemico».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: Milano Finanza del 13/05/2021