Suona la campanella, partono le contrattazioni della terza borsa cinese annunciata a settembre dal presidente Xi Jinping in persona con l’obiettivo di aiutare le realtà più piccole rimaste indietro a causa della crisi. Se l’è aggiudicata Pechino sulle spoglie della vecchia National Equities Exchange and Quotations (NEEQ), una piattaforma preesistente a basso costo per contrattazioni con procedure semplificate dedicata alle aziende di medio calibro.
La nuova borsa delle Pmi cinesi dovrà sostenere il rilancio dell’economia diffusa e per questa ragione la dote sarà di 46,4 miliardi di dollari di relending necessari ad aiutare le banche a offrire, a loro volta, prestiti calmierati. Le negoziazioni sono iniziate ieri con 81 titoli, di cui 71 migrati dal “livello selezionato” del NEEQ mentre 10, scambiati sul “livello di innovazione” del NEEQ, hanno lanciato le loro IPO un attimo prima della quotazione alla nuova borsa.
La BSE (Beijing Stock Exchange) è la terza borsa nazionale della Cina continentale, dopo quelle di Shanghai e Shenzhen ed è nata appena due mesi dopo l’annuncio del presidente Xi Jinping. Sono gli ultimi sforzi del governo per rendere disponibili maggiori finanziamenti in un contesto altalenante: inflazione ai massimi da 26 anni a questa parte, controbilanciata da una produzione industriale a +2,5% in ottobre. L’interscambio in crescita trainato dalla domanda estera, ma appesantito dal costo dell’energia.
La Cina ha da lungo tempo sottolineato l’importanza del ruolo delle Pmi nella promozione dello sviluppo guidato dall’innovazione, nel presupposto che le piccole imprese possono fare grandi cose.
Per aiutare queste aziende, Pechino ha implementato varie politiche come il rinvio del pagamento dei prestiti e degli interessi, il taglio delle tasse e delle imposte e l’offerta di finanziamenti a tassi più bassi. La nuova borsa sarà più inclusiva grazie a soglie di quotazione più basse, diversi standard di valutazione e tempi di approvazione più brevi per i candidati.
I titoli quotati sulla Bse godranno anche di una maggiore flessibilità di mercato. I prezzi delle azioni possono salire o scendere fino al 30% dopo il primo giorno di negoziazione, rispetto al limite del 20% previsto sui mercati Star e ChiNext, e quello del 10% sui listini principali delle borse di Shanghai e Shenzhen. I profitti netti in media delle Pmi cinesi vanno da 15 milioni a 50 milioni di yuan, il che rende difficile soddisfare i requisiti delle borse Star e ChiNext nel breve. Proprio i vincoli finanziari hanno ostacolato lo sviluppo di società strategiche come Beijing Henghe Information & Technology Co. Ltd., ora quotata al BSE, specializzata in tecnologie di protezione ambientale legate al settore petrolchimico. Il presidente Li Yujian confida su un maggiore afflusso di capitali di rischio.
Chi sono, infine, i titolari/azionisti di BSE? China securities and depository and clearing, Borsa di Shanghai e borsa di Shenzhen hanno un 20% a testa seguono, con il 16,67%, China financial futures exchange e Shanghai futures exchange. Con, rispettivamente, il 3,33% ne fanno parte Zhengzhou e Dalian commodity exchange. Il presidente è Xu Ming, attuale chairman di NEEQ, suo braccio destro è Sui Qiang, attuale numero due di NEEQ. Ben quattro componenti della CSRC, la commissione di controllo della Borsa, fanno parte del board, a riprova dell’importanza che il governo centrale assegna al buon esito dell’iniziativa.
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Fonte: Il Sole 24 Ore del 16/11/2021