Adesso è troppo tardi per tornare semplicemente sui propri passi. Nonostante sia apprezzabile l’intenzione di politici e rappresentanti di istituzioni che hanno espresso la volontà di proporre attraverso emendamenti la proroga delle moratorie (come ha annunciato lunedì scorso la presidente della commissione d’inchiesta per le banche, Carla Ruocco), un simile provvedimento da solo ora sarebbe poco utile. Il fatto di averle lasciare scadere rende impossibile per il sistema bancario ripristinarle senza riclassificare come deteriorato il prestito che venisse sospeso. E questo perché le regole dell’Eba obbligano, in caso di mancato pagamento, di rivedere la posizione del debitore. Secondo le stime sono almeno 25 miliardi i prestiti sinora in moratoria che da questo mese difficilmente potranno essere ripagati; dunque 25 miliardi di potenziali Npl.
Per questo motivo il governo sarà obbligato a prendere in considerazione una gamma più vasta di iniziative, concordandole con la Commissione europea. La prospettiva che sia presa in considerazione una proroga del Temporary Framework sugli aiuti di Stato oltre il mese di giugno 2022 diventa sempre più concreta. Già nell’ottobre scorso l’esecutivo italiano aveva costruito l’impianto della legge di bilancio (introducendo una proroga seppure più light delle garanzie sui prestiti fino a giugno) facendo affidamento sull’estensione da dicembre 2021 a giugno 2022 del quadro temporaneo sugli aiuti di Stato che poi è arrivata nel mese di novembre. Ora potrebbe accadere qualcosa di simile.
Il ministero dell’Economia sta ragionando su un intervento per rafforzare le misure a supporto della liquidità, che potrebbe essere introdotto come emendamento in sede di conversione del decreto Milleproroghe oppure inserito nel nuovo decreto Sostegni. I correttivi auspicati dall’Associazione bancaria e dalle associazioni imprenditoriali prevedono la proroga fino a dicembre 2022 delle garanzie così come erano previste fino al dicembre scorso, dunque senza il decalage della percentuale garantita o le commissioni da pagare per avere la garanzia. Una proroga esplicita, poi, dovrebbe essere prevista fino a fine anno per le rinegoziazioni dei prestiti. E poi la proroga delle moratorie: questa, però, per essere utile dovrà camminare di pari passo con un’iniziativa del governo presso l’Eba per ottenere una nuova sospensione del riclassificazioni dei prestiti. È poi auspicato anche un innalzamento della soglia dall’1 fino al 5% dell’onere per le banche per la ristrutturazione di un finanziamento entro la quale il prestito non sia da riclassificare.
La mancata adozione di simili misure in sede europea, considerato il forte impatto che l’evoluzione della pandemia ha avuto sul settore turistico così importante per l’economia italiana, potrebbe rappresentare una forma di discriminazione rispetto ad altre economie meno penalizzate da questo punto di vista. Il tempo, in ogni caso, stringe: gli strumenti elencati consentirebbero alle banche di individuare il mezzo migliore di supporto a seconda della situazione della singola attività. In mancanza di queste opzioni sarà veramente difficile tenere in vita molte aziende: entro fine gennaio dovranno riprendere i pagamenti e per alcuni sarà difficile fare fronte gli impegni.
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Fonte: Il Sole 24 Ore del 12/01/2022