Nell’audizione in Parlamento denunciano la poca attenzione ai clienti
di Antonio Criscione
Le pressioni commerciali sulle reti di distribuzione da parte delle banche si superano passando alla consulenza indipendente? I sindacati dei bancari (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin), sentiti nei giorni scorsi davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, presieduto da Carla Ruocco, hanno picchiato duro sul tema. Dalle critiche all’applicazione della Mifid all’auspicio esplicito di un passaggio a una consulenza pagata in chiaro dai clienti senza retrocessioni, il modello attuale delle reti ne esce piuttosto malconcio.
Una critica radicale viene dal segretario generale del sindacato First Cisl, Riccardo Colombani, che ha affermato: «Il modello di consulenza oggi dominante è quello su base non indipendente. I lavoratori possono prestare consulenza solo su un numero limitato di prodotti finanziari e non di rado su di essi alle banche vengono riconosciuti degli incentivi dai loro partner commerciali». Un modello da perseguire, secondo Colombani passa dalla remunerazione del servizio e non dalla vendita dei prodotti, con il riconoscimento di incentivi fiscali agli intermediari che escono dal conflitto di interesse con le fabbriche prodotto.
Anche Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, mette sotto accusa “l’ossessione delle banche” per il raggiungimento dei risultati a breve termine, finalizzati alla distribuzione di dividendi. E anche qui il punto è la consulenza prestata. Secondo la Mifid, l’intermediario ha doveri informativi verso i clienti, ma anche quello di raccogliere le informazioni sui suoi obiettivi di investimento. Insomma tutti i discorsi che i lettori di Plus24 conoscono bene. Secondo Sileoni però: «Molto frequentemente i vertici dei gruppi bancari e chi dirige le reti commerciali delle stesse banche creano meccanismi che consentono di dare alla clientela solo informazioni fuorvianti o non precise oppure parziali e ingannevoli, quando in realtà». E per quanto riguarda la profilatura del cliente per Sileoni: «I dipendenti delle banche sono, talvolta, obbligati a suggerire le risposte in modo da assegnare alla clientela “patenti finanziarie” in linea con i prodotti offerti. Capita, perciò, che prodotti complessi e rischiosi siano venduti a chi ha conoscenze limitate dei rischi e, addirittura, a chi non ha mai fatto operazioni finanziarie in passato».
Sindacati e Abi avevano siglato un accordo nel 2017 per evitare queste pressioni. I sindacati lamentano che nelle singole realtà territoriali la controparte avrebbe boicottato l’applicazione dell’accordo. Però secondo Fulvio Furlan segretario generale Uilca: «Ora occorre far funzionare quell’accordo. È giunto il momento di fare un passo in avanti: le pressioni commerciali non sono un problema che riguarda solo lavoratrici e lavoratori e aziende, ma anche le istituzioni politiche, nazionali e locali, e la società civile. Bisogna recuperare un ruolo sociale delle aziende».
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Fonte: Il Sole 24 Ore del 21/05/2022