News

Presagio di stagflazione o no? La curva dei tassi Usa si fa piatta

By 03/11/2021No Comments
Titoli di Stato. In 10 giorni la differenza di tasso tra i titoli a 2 e quelli a 30 anni scende da 185 a 161 punti base: solitamente questo indica stagflazione, ma questa volta ci sono anche altre interpretazioni

La curva dei tassi negli Stati Uniti si sta appiattendo. Detta così sembra un tecnicismo appassionante solo per pochi addetti ai lavori. Ma dato che questa “curva” è il barometro più importante per capire cosa i mercati pensino del futuro, questo tecnicismo diventa qualcosa che potrebbe preannunciare un problema per tutti: solitamente la curva dei tassi che si appiattisce (questo significa che i rendimenti dei titoli di Stato a breve scadenza salgono, mentre quelli a lunga scadenza scendono) è il presagio di un’economia surriscaldata nel breve termine e in rallentamento (o recessione) nel lungo periodo. Calata nel contesto attuale, la curva sembra prevedere il classico scenario di stagflazione. Insomma: nulla di buono, alla luce anche di ciò che accade in Cina. Ma è davvero così? Sul mercato il dibattito è aperto, ed emergono almeno tre letture diverse.

Curva piatta

Partiamo dai numeri. L’8 ottobre i rendimenti dei titoli di Stato Usa con scadenza biennale offrivano un rendimento dello 0,32%. Ora quotano a 0,42%. Sono dunque saliti di 10 centesimi in 10 giorni. Direzione opposta è stata invece imboccata dai titoli di Stato Usa di durata trentennale: l’8 ottobre rendevano il 2,16%, ora invece sono scesi all’2,03%. Ecco cosa significa che la «curva dei tassi» di appiattisce: vuol dire che la differenza tra il rendimento trentennale e quello biennale si sta riducendo. Ora è a 161 punti base, 10 giorni fa era a 185. Se i dati sono chiari, il loro significato è però dibattuto sul mercato.

Lo scenario “classico”

L’interpretazione da manuale, come detto, è questa: quando la curva dei tassi si appiattisce, significa che il mercato sconta tassi elevati nel breve termine e rallentamento (dunque tassi più bassi) in futuro. Lo spiegano bene gli economisti di Mps Capital Services: «Il movimento sulla parte a breve della curva riflette probabilmente l’idea degli operatori che un’inflazione elevata per un periodo di tempo più lungo del previsto potrebbe spingere la Fed ad anticipare il rialzo dei tassi. Il calo sul tratto a medio-lungo sarebbe invece legato ai timori che il rialzo dell’inflazione e una Fed troppo aggressiva potrebbero pesare sull’economia». Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte: «L’appiattimento della curva dei tassi Usa anticipa uno scenario di stagflazione – osserva -. Questo si vede anche dall’andamento dei tassi reali: l’aspetto interessante è infatti che quelli nominali a lunga scadenza scendono, ma le aspettative di inflazione sempre a lungo termine salgono».

Lo scenario ottimista

Ma quella “classica” non è l’unica interpretazione che gira sul mercato. Ce n’è anche una benevola, come spiega Filippo Casagrande, Head of insurance investment solutions di Generali Group: «Secondo alcuni operatori i tassi dei titoli di Stato a lunga scadenza scendono perché sul mercato c’è tanta liquidità e gli investitori devono trovare qualche attività su cui investirla. In questo momento stanno dunque comprando duration, cioè titoli a lungo termine». Questa interpretazione, insomma, attribuisce l’appiattimento della curva dei tassi non tanto ad oscuri presagi, quanto a un motivo tecnico: ora che la Fed sta per annunciare la graduale uscita dagli stimoli monetari ultra-accomodanti, gli investitori prediligono i titoli a lunga scadenza. «Questa interpretazione si poggia sulla scommessa che inflazione e tassi non sfuggiranno di mano alla Fed», spiega Casagrande.

Lo scenario pessimista

Ma c’è anche chi la pensa all’opposto: cioè che prima o poi l’inflazione sfuggirà di mano alla Fed, e quest’ultima sarà costretta a manovre più o meno drastiche per arginarla. Chi la pensa così è dunque convinto che l’appiattimento della curva dei tassi sia solo temporaneo, ma presto o tardi i rendimenti decennali e trentennali siano destinati a salire.

L’unica certezza, insomma, è che la curva dei tassi Usa (ma il fenomeno è evidente anche in Europa) si appiattisce. Sull’interpretazione, però, le scuole di pensiero sono tante. Questo rende complicato il lavoro degli investitori: «È difficile prendere posizioni – chiosa Casagrande -, perché le variabili in gioco sono davvero tante».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: Il Sole 24 Ore del 19/10/2021