Da luglio nuove condizioni per il Fondo Pmi, ma non si torna alle regole pre-Covid
di Luca Gualtieri
Alla scadenza del temporary framework prevista per la fine di giugno, l’accesso alla liquidità garantita dallo Stato non si restringerà bruscamente per le aziende italiane, ma si assisterà a qualcosa di molto simile a un soft lending. Dal primo luglio infatti cambieranno le regole di funzionamento del Fondo Pmi, il veicolo gestito dal Mediocredito Centrale che negli ultimi due anni ha concesso garanzie per oltre 221 miliardi. Non si tratterà di un ritorno al regime pre-Covid ma di un periodo di phasing out che accompagnerà banche e imprese verso la nuova normalità. Nel dettaglio, come previsto dalla Legge di Bilancio, verrà confermata a 5 milioni la soglia massima dell’importo garantito che quindi non tornerà ai 2,5 milioni del periodo pre-pandemico. Anche le percentuali di copertura saranno rimodulate ma senza drastiche modifiche, mentre sarà sempre contemplata la possibilità di ammettere i soggetti rientranti nella fascia 5, cioè quelli in forte difficoltà finanziaria che prima del decreto Cura Italia del 2020 non venivano assistiti dal Fondo. Per le nuove richieste verrà comunque reintrodotto il vecchio modello di valutazione che era stato sospeso nei due anni di pandemia per accelerare la concessione dei nuovi finanziamenti ed evitare strozzature. Torneranno inoltre le commissioni sulle operazioni e quelle per il mancato perfezionamento. Nelle nuove regole previste dalla Legge di Bilancio si ravvisa anche qualche elemento poco lineare: nell’ambito della revisione delle soglie di garanzia per esempio si presenta il paradosso che un’impresa in fascia di rischio più elevata ottenga meno copertura. Le correzioni potrebbero arrivare presto.
Per il momento l’attività del Fondo sta procedendo senza segnali di allarme. Anche grazie al periodo di pre-ammortamento, le escussioni della garanzia da parte delle banche rimangono ancora fenomeni molto limitati. Sono poi in corso riflessioni per facilitare la gestione degli stock, a partire da quelli in bonis. Come riportato nelle scorse settimane da MF-Milano Finanza, Amco sta predisponendo gli ultimi tasselli per il progetto Glam. La partecipata del Tesoro potrebbe mettere nel mirino un primo stock dal valore nominale di circa 15 miliardi originato da alcune delle principali banche italiane. Il raggio d’azione potrebbe essere ulteriormente allargato in una fase successiva con l’obiettivo di aggredire una fetta consistente delle garanzie rilasciate nel corso della pandemia. Nel frattempo in 20 mesi il Fondo ha sostenuto circa 1,5 milioni di imprese, gestito quasi 2,6 milioni di domande (con punte di oltre 30 mila domande al giorno) a fronte di oltre 220 miliardi di euro di finanziamento garantito, di cui circa 1,2 milioni per operazioni fino a 30 mila euro per circa 23 miliardi di finanziamento. Non solo. Secondo il Rapporto sulle economie regionali di Bankitalia, tra aprile 2020 e giugno 2021, il 49,4% delle nuove erogazioni alle piccole imprese è stato assistito dal Fondo e da altre garanzie pubbliche. Significativo il dato relativo alla clientela del Sud e del Centro Italia, dove l’incidenza sui finanziamenti garantiti è stata pari in entrambi i casi al 57,5%, a fronte del 49,3% del Nord Ovest e del 41,1% del Nord Est.
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Fonte: Milano Finanza del 13/01/2022