Anche se i profitti unitari hanno guidato la crescita dei prezzi nei trimestri recenti, secondo gli analisti del Centro Studi di Intesa Sanpaolo a partire dai mesi primaverili le pressioni sulla dinamica inflattiva arriveranno dalle retribuzioni, il cui impatto sull’inflazione dipenderà dall’andamento dei margini aziendali. Nonostante al momento gli esperti ritengano poco probabile che si possa innescare una spirale profitti-salari-prezzi, ritengono che con la rincorsa salariale il rallentamento dell’inflazione core proseguirà con fatica. Il contesto macroeconomico rimane comunque caratterizzato da un’elevata incertezza, concentrata in particolare nel settore dei servizi, dove la dinamica dei profitti dipenderà dalla tenuta della domanda. «Pensiamo che sia più probabile un calo delle pressioni sui prezzi nel settore manifatturiero, dove la crescita dei salari dovrebbe essere in parte compensata da una riduzione dei margini delle imprese data la minore domanda », spiegano gli esperti. Saranno fondamentalmente due i fattori che determineranno lo scenario di inflazione nei prossimi mesi: una crescita salariale più elevata dovrebbe sostenere il carovita, ma una prospettiva di margini più contenuti per l’incertezza sulle prospettive di domanda impedirà una spirale profitti-salari-prezzi. Le pressioni verso l’alto dei salari potrebbero essere in parte compensate da una riduzione dei margini che le imprese saranno disposte a tollerare, data anche la crescita dei profitti registrata nell’ultimo biennio. Nello scenario centrale del Centro Studi di Intesa, i profitti accumulati dalle imprese a partire dall’inizio della pandemia dovrebbero essere in grado di assorbire almeno in parte l’aumento delle retribuzioni nel 2023-24. La fase di discesa dei prezzi sarà in ogni caso lenta: l’inflazione core monitorata dalla Bce a fine anno sarà intorno al 3,9% e tornerà vicino al 2% solamente a cavallo tra il 2025 ed il 2026. I rischi su questo scenario rimangono però verso l’alto: una crescita dei salari più forte del previsto potrebbe mantenere l’inflazione elevata più a lungo nel caso di una domanda più resiliente delle attese, soprattutto nel settore dei servizi.
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Articolo tratto da “Milano Finanza” del 21/07/2023