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Le imprese familiari italiane con una diversity piu’ alta hanno risultati migliori

di Andrea Costa

L’OSSERVATORIO AUB HA ANALIZZATO I DATI ECONOMICI DI OLTRE 11MILA IMPRESE FAMILIARI TRA SERVIZI E SETTORE MANIFATTURIERO E IL LIVELLO DI DIVERSITY DEGLI ASSETTI DI GOVERNANCE IN BASE A QUATTRO INDICATORI

Il 26,4% delle aziende familiari italiane sopra i 20 milioni di fatturato e non rette da un Amministratore Unico ha almeno un consigliere di amministrazione sotto i 40 anni, con variazioni contenute per settore e regione di appartenenza. Nel 2010 erano il 46,6%, ma occorre tenere conto del progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Nel 37,6% delle aziende sono presenti più del 33% di donne (erano il 34,4% nel 2010) mentre nel 60,1% delle aziende è presente almeno un componente non familiare (erano il 54,3% nel 2010). Nel 91,9% delle aziende sono presenti meno di 2 consiglieri con più di 75 anni di età. Le 344 aziende familiari che rispecchiano tutti i 4 parametri di diversity – sul totale di 8.589 gruppi familiari analizzati – sono cresciute, in media, ad un tasso del 9,8%, circa l’1,3% in più delle altre, e hanno avuto una redditività significativamente superiore della media.

Sono alcuni dei risultati del XIV rapporto dell’Osservatorio AUB, che saranno presentati questa sera, 30 gennaio 2023. Questa edizione, curata da Guido Corbetta e Fabio Quarato, è importante perché dà conto dei dati del primo anno di ripresa dopo la crisi pandemica. Non si tratta infatti di una indagine a campione ma di uno studio su tutte le aziende familiari italiane con un fatturato di almeno 20 milioni, cioè 11.635 imprese.

Il rapporto AUB contiene anche un approfondimento sul confronto con altri Paesi a noi vicini. Per la prima volta infatti sono stati analizzati i primi 1.000 gruppi familiari in Italia, Germania, Francia e Spagna. Questa base molto ampia mostra che se da una parte un quarto delle imprese italiane ha più di un consigliere di amministrazione oltre i 75 anni (sono una su 10 in Francia e quasi zero in Germania), più del 30% di esse ha almeno un terzo di consiglieri donne, peggio della Francia (41%), ma molto meglio della Germania (15,7%). Secondo Guido Corbetta, “Se guardiamo alle dimensioni delle aziende familiari italiane, possiamo dire che il sistema delle imprese familiari italiane è ormai molto simile al sistema francese: in entrambi i Paesi circa l’80% dei primi 1000 è sotto i 500 milioni di fatturato. La Germania è ancora piuttosto distante perché solo la metà è sotto questa soglia, mentre in Spagna sono in media ancora più piccoli che in Italia.”

Le imprese familiari italiane godono di buona salute e dopo la pandemia hanno compiuto un rimbalzo considerevole, crescendo nettamente in fatturato, in redditività e in solidità. Il fatturato di queste aziende, in particolare, è cresciuto nel 2021 di oltre il 20% rispetto all’anno precedente, mentre il ROE (Return On Equity) ha più che ricuperato i livelli del 2019 raggiungendo il 10,5%. Il fatturato delle imprese non familiari è cresciuto, nello stesso anno, del 17,5% e il ROE si è attestato all’8,5%. Va sottolineato che questa ripresa si è anche tradotta in un aumento dell’occupazione, cresciuta del 3,8% rispetto a prima della pandemia (del 2,3% nelle imprese non familiari).

Un altro aspetto particolarmente significativo è che la ripresa delle aziende familiari dopo la pandemia risulta ancora più robusta di quella seguita alla crisi del 2008-2009: nel 2010 il fatturato crebbe del 16,5% contro il 20,1% del 2021, mentre il ROE nel 2010 era pari al 10,5% (contro il 13,6% nel 2021). Le aziende familiari hanno inoltre raggiunto una solidità patrimoniale mai vista negli ultimi anni, con un rapporto di indebitamento (totale attivo/patrimonio netto) sceso a 4 volte, circa un terzo in meno rispetto al 2010. Spiega Fabio Quarato: “Le aziende familiari italiane, e in particolare il settore manifatturiero che è l’anima del ‘made in Italy’ hanno ora le spalle più larghe e saranno in grado di far fronte a un rallentamento dei mercati che in tanti si attendono per i prossimi mesi.” Parallelamente, anche le aziende con una situazione patrimoniale più debole sono diminuite: le imprese familiari con parametri “critici” o “di allerta” secondo la definizione contenuta nel rapporto sono il 24%, con un calo di ben 6 punti rispetto al 2019.

Questo quadro positivo è confermato dai dati relativi alle aziende familiari quotate in Borsa, che sono aggiornati al primo semestre 2022: il fatturato di queste aziende in questi sei mesi è cresciuto addirittura del 35%.

L’Osservatorio AUB, giunto alla XIV edizione, fa ogni anno il punto sulla situazione delle imprese familiari italiane. L’Osservatorio è promosso dalla Cattedra AIDAF–EY di Strategia delle Aziende Familiari in memoria di Alberto Falck dell’Università Bocconi affidata a Guido Corbetta, da AIDAF, da UniCredit e dalla Fondazione Angelini, con la collaborazione di Borsa Italiana e della Camera di Commercio di Milano Monza-Brianza Lodi.

“La fotografia puntuale del XIV Osservatorio AUB ci conferma come, nel biennio 2021-22, la ripresa dell’Italia sia stata molto più rapida rispetto a situazioni di crisi del passato e come le aziende familiari italiane siano state, anche in questi anni, la forza trainante dell’imprenditoria del Made in Italy. Questa dinamica è emersa anche dal nostro punto di osservazione, come Wealth & Large Corporates di UniCredit, che si occupa di gestire le grandi aziende e i privati con alti patrimoni. I nostri specialisti lavorano infatti a fianco delle imprese e degli imprenditori, costruendo insieme soluzioni orientate alla gestione di temi delicati quali la governance familiare, la crescita dimensionale e la diversificazione nel private market”, afferma Massimiliano Mastalia, Head of Wealth & Large Corporates UniCredit.

“I dati dell’Osservatorio AUB confermano anche quest’anno la dinamicità delle imprese familiari italiane, che hanno reagito con un vero e proprio rimbalzo nell’era post-pandemica, migliorando la redditività che si coniuga con un aumento dell’occupazione. Le nostre aziende di famiglia sono sane e solide, prerogativa essenziale nel momento del passaggio generazionale, che in AIDAF spingiamo perché sia efficace, sostenibile e inclusivo. L’approfondimento svolto per dell’Osservatorio indica una stretta correlazione tra maggiore diversità nella governance (di età, di genere, di consiglieri familiari e indipendenti) e migliori performance aziendali: quindi, largo ai giovani, che sono il focus della proposta di legge promossa da AIDAF (in questo momento in fase di elaborazione) per accelerare il coinvolgimento delle nuove generazioni” commenta Francesco Casoli, Presidente di AIDAF.

“I dati emersi dallo studio dell’Osservatorio AUM sottolineano un quadro positivo per le aziende familiari italiane dopo la pandemia. La situazione macroeconomica attuale richiede però un ulteriore sforzo alle aziende per consolidare questo trend. Se guardiamo ai dati relativi alle aziende familiari quotate in Borsa si evidenzia come la presenza sui mercati dei capitali abbia favorito una ripresa ancora più robusta rispetto alle società non quotate. Nel contesto attuale è importante avvicinare le imprese al mercato dei capitali e agevolare l’accesso a fonti di finanziamento che possano garantire una crescita solida e sostenibile nel lungo periodo. È in questa direzione che si muove l’impegno di Euronext e che, attraverso programmi pre-IPO e piattaforme dedicate, vuole accompagnare le aziende anche nel miglioramento della cultura aziendale e della governance, che come confermato dallo studio sono fattori decisivi nell’evoluzione delle performance economico-finanziarie”, conclude Barbara Lunghi, Head of Primary Markets Borsa Italiana.

 

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Articolo tratto da “Unibocconi.it” del 30/01/2023